Sconfinamenti tra paesaggi e generazioni. 1914-1918 | oggi
Per raccontare la straordinarietà di quanto ha interessato le montagne vicentine, che sono state terra di confine e luoghi di battaglia, abbiamo realizzato un percorso narrativo sul tema dello “Sconfinare”, cioè sull’andare al di là del confine territoriale, esplorando il paesaggio e coinvolgendo in questo dialogo le nuove generazioni. Sconfinare per raccontare la Prima Guerra Mondiale, le vicende belliche attraverso i luoghi e i documenti, i manufatti bellici e ingegneristici, alla ricerca delle tracce di eventi conclusi e di processi ancora in evoluzione. E ripercorrere le strade e i ponti, che collegano paesi, che dopo l’avvento della guerra hanno cambiato profondamente la fisionomia di queste terre.

Durata del percorso: 5 ore ca. da Pian delle Fugazze Pendenza: Dislivello di 1100 metri ca. Difficoltà: Medio- Impegnativo o E (escursionistico) della nomenclatura CAI Periodo consigliato: estivo, fino a fine settembre-inizio ottobre. È necessaria la mancanza di neve
INFODurata del percorso : 2 ora da Tonezza del Cimone Pendenza: 6,4 - 9,3 % Difficoltà: Facile/medio o T (turistico) secondo la scala CAI Periodo consigliabile: tutto l’anno
INFODurata del percorso: 2 ore dal rifugio Monte Corno Pendenza: 200 m. ca. Difficoltà: Facile o T (turistico) della scala CAI Periodo consigliato: gennaio, febbraio, marzo
INFODurata del percorso: 4 ore circa dal parcheggio al termine della strada sterrata per il Novegno (coordinate 19/45.76052/11.31174) Pendenza: 700 m di dislivello Difficoltà: medio-facile o T (turistico) per la scala CAI
INFODurata del percorso: 2.30h (a/r, con visita al forte) da rifugio Campolongo Pendenza: 200 metri di dislivello Difficoltà: Facile o T (turistico) per la scala CAI Periodo consigliato: da fine maggio a ottobre
INFODurata: 7 ore Pendenza : 300 m circa Difficoltà: medio-facile o T (turistico) per la nomenclatura CAI Periodo consigliato: da aprile ad ottobre
INFO
Tuttavia anche in pianura si allestivano postazioni di difesa, temendo uno sfondamento della linea del fronte. Ma soprattutto di realizzarono strade di collegamento, ferrovie, ponti, acquedotti e una serie di strutture logistiche a servizio dei rifornimenti della prima linea, cambiando profondamente la fisionomia dei paesi e del paesaggio.
Durata del percorso: 3:00/ 3:30 h. partendo da Bocchetta Campiglia o Passo Xomo Pendenza: la pendenza media è del 12% Difficoltà: Medio- Impegnativo o E- EE (escursionisti esperti ) della nomenclatura CAI Periodo consigliato: estivo, fino a fine settembre-inizio ottobre. È necessaria la mancanza di neve
INFODurata del percorso : 4 h. da Contrada Retassene Pendenza: 9-15% Difficoltà: Facile, o T (turistico) della scala CAI Periodo consigliato: tutto l'anno
INFODurata del percorso : 1 ora e mezzo/ due ore dal rifugio Campogrosso Pendenza: 9-18 % Difficoltà: Facile/medio o T (turistico) della scala CAI
INFO
Tuttavia questi sono anche gli anni in cui questo paesaggio comincia ad essere attrattivo e a sviluppare un interesse con quello che poi diventerà il fenomeno del turismo, prima sconosciuto. Un impulso importante viene dato dal CAI (Club Alpino Italiano, fondato a Torino nel 1863) che “ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”. È proprio grazie al diffondersi delle sezioni del CAI, ad Asiago fu fondata la seconda sezione veneta, che si realizza un nuovo interesse per la montagna e i suoi paesi. A seguito di questo impulso le montagne divennero meta turistica della ricca borghesia, portando sviluppo e benessere anche in questi luoghi sperduti.
Durata del percorso: 7-9 ore dal parcheggio del cimitero di Valstagna, in contrada Londa Pendenza: 1080 metri di dislivello Difficoltà: Medio- Impegnativo o E (escursionistico)-EE (escursionisti esperti) secondo la scala CAI Periodo consigliabile: autunno, primavera. L'anello più basso tuttavia è percorribile tutto l'annoDescrizione
INFOProgetto a cura di Ivana De Toni, Musei Altovicentino; ideazione di Alessandra Stella.
Ricerche e testi a cura di: Ivana De Toni e Stefano Guderzo
Immagini: Collezioni/Musei Altovicentino
Grafica: Studio 375 di Thiene (VI)
Video: Andrea Colbacchini di Schio (VI)
Con la partecipazione di
Forte Interrotto – Ecomuseo della Grande Guerra di Asiago
Museo all’aperto di Monte Zebio – Ecomuseo della Grande Guerra di Asiago
Centro di informazione multimediale sulla Grande Guerra di Asiago
Sacrario Militare del Leiten di Asiago
Museo della Grande Guerra 1915-18 “Battaglia dei Tre Monti” di Asiago
Museo delle Forze Armate 1915-1945 di Montecchio Maggiore
Museo della vita del soldato nella Grande Guerra di Recoaro Terme
Museo Storico della Grande Guerra 1915-1918 di Roana
Collezione Rovini di Roana
Museo Storico Militare Forte di Punta Corbin di Roana
Sala espositiva “Tito Caporali” di Schio
Centro Visite della Grande Guerra di Tonezza del Cimone
Museo del Tabacco e del Recuperante di Valbrenta
Museo della Prima Armata – Fondazione 3 Novembre di Valli del Pasubio
Forte Maso di Valli del Pasubio
Con il sostegno di:
Asiago ▪ Lusiana Conco ▪ Malo ▪ Marostica ▪ Monte di Malo ▪ Montecchio Maggiore ▪ Nove ▪ Recoaro Terme ▪ Roana ▪ Rotzo ▪ San Vito di Leguzzano ▪ Santorso ▪ Schio ▪ Tonezza del Cimone ▪ Valbrenta ▪ Valdagno ▪ Valli del Pasubio
Per raccontare la straordinarietà di quanto ha interessato le montagne vicentine, che sono state terra di confine e luoghi di battaglia, abbiamo realizzato un percorso narrativo sul tema dello “Sconfinare”, cioè sull’andare al di là del confine territoriale, esplorando il paesaggio e coinvolgendo in questo dialogo le nuove generazioni. Sconfinare per raccontare la Prima Guerra Mondiale, le vicende belliche attraverso i luoghi e i documenti, i manufatti bellici e ingegneristici, alla ricerca delle tracce di eventi conclusi e di processi ancora in evoluzione. E ripercorrere le strade e i ponti, che collegano paesi, che dopo l’avvento della guerra hanno cambiato profondamente la fisionomia di queste terre.
Il fronte

Il fronte è quella linea invisibile che separa gli eserciti contrapposti. Non c’è il tempo per disegnarla sulla carta geografica, ma solo sulle mappe mutevoli che rendono conto delle strategie di attacco e difesa. Nel Vicentino quello che sembrava essere il confine naturale, una linea di monti, che divideva il Regno d’Italia dall’Impero Austro Ungarico, si è trasformato in terreno di battaglia: per la prima volta la montagna, da terra inabitabile e ostile, assume interesse bellico e da luogo di confine diventa fronte militare. Unico, tra i molti fronti di guerra, quello delle montagne vicentine ha il triste primato di essere stato ininterrottamente scenario di eventi bellici dal 1915 al 1918, dal primo colpo di cannone del 1915 sul Verena fino al 4 novembre 1918.
Le retrovie

La guerra combattuta sui monti aveva bisogno di una rete di supporto che è stata allestita nei territori di pianura. Un vantaggio importante, di cui ha goduto l’esercito italiano, è stato proprio quello di una facilità di approvvigionamento dovuta alla vicinanza con la pianura, a differenza dell’esercito austro-ungarico che alle spalle aveva ancora montagne.
Tuttavia anche in pianura si allestivano postazioni di difesa, temendo uno sfondamento della linea del fronte. Ma soprattutto di realizzarono strade di collegamento, ferrovie, ponti, acquedotti e una serie di strutture logistiche a servizio dei rifornimenti della prima linea, cambiando profondamente la fisionomia dei paesi e del paesaggio.
Le popolazioni e il paesaggio

Le montagne vicentine, soprattutto negli altopiani, erano abitate da popolazioni che già a partire dalla fine dell’800 mostravano interessi a migrare, come d’altronde stava avvenendo in altre aree della pianura.
Tuttavia questi sono anche gli anni in cui questo paesaggio comincia ad essere attrattivo e a sviluppare un interesse con quello che poi diventerà il fenomeno del turismo, prima sconosciuto. Un impulso importante viene dato dal CAI (Club Alpino Italiano, fondato a Torino nel 1863) che “ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”. È proprio grazie al diffondersi delle sezioni del CAI, ad Asiago fu fondata la seconda sezione veneta, che si realizza un nuovo interesse per la montagna e i suoi paesi. A seguito di questo impulso le montagne divennero meta turistica della ricca borghesia, portando sviluppo e benessere anche in questi luoghi sperduti.