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Palazzo Corielli e la trattura della seta

Sulle tracce della Serenissima nel Vicentino

L’arte di trarre la seta dal bozzolo è una pratica antica, diffusa nel vicentino da secoli, e che proprio a Malo ha portato ricchezza e quello sviluppo industriale che ha caratterizzato il contesto produttivo che vediamo.

seta su muro

Tra le famiglie occupate nella produzione di filo di seta e del suo commercio vogliamo ricordare la famiglia Corielli, perché oggi il palazzo che fece costruire a fine ‘800 è diventato sede del museo dedicato a questa lavorazione, prettamente femminile.

portico9

La famiglia Corielli aveva avviato la filatura della seta poco lontano, in via San Giovanni, ma quando l’impresa espande la sua produzione e i suoi mercati, Giuseppe Corielli realizza un edificio nuovo su preesistenti abitazioni, facendone la nuova sede della fabbrica, in cui organizza razionalmente il lavoro. Possiamo conoscere nel dettaglio questo progetto poiché il nuovo edificio viene celebrato con un acquerello ad opera di Carlo Cornaglia datato 1902, ora riprodotto ed esposto sotto il portico, che ritrae la fabbrica durante una giornata soleggiata di lavoro.

acquerello 1902

Sullo sfondo della veduta si possono notare le numerose ciminiere che corrispondono ad altrettante caldaie che consentivano le lavorazioni del baco da seta: la sua essiccazione prima e la trattura del filo poi. Nella zona di Malo moltissime case contadine avevano un “fornello” riscaldato a legna dove immergere i bozzoli per trarne il filo – come ben raccontato al museo – perché solo nell’Ottocento nacquero le prime filande, i cui il lavoro veniva razionalizzato.

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In precedenza queste attività, ospitate presso le fabbriche, venivano svolte a domicilio, da chi possedeva un fornello adatto appunto alla trattura della seta, praticamente almeno uno per famiglia. Anche la coltivazione del baco da seta rimane per lungo tempo affidata ai lavori domestici portando alle famiglie la disponibilità di alcuni denari, i primi che si guadagnavano terminato l’inverno. Possiamo interpretare questa condizione come conseguenza delle politiche veneziane che, se per quanto riguarda la produzione di panni in lana, il territorio pedemontano andò sostituendosi a Venezia, la Repubblica veneziana mantenne saldamente il dominio nella tessitura della seta e soprattutto dei damascati imponendo rigide regole che ne ostacolarono lo sviluppo come il divieto nella produzione dei damascati e tessuti di seta e oro al di fuori della città di Venezia. Al contrario stimolò, fin dal ‘400, la la coltivazione dei gelsi, che forniscono le foglie di cui si nutre il baco da seta e la produzione delle matasse di fili di seta, cioè delle filande. Si trattava di un’attività che ben si integrava con la coltivazione dei campi e che impiegava le donne presso la propria abitazione.
E della coltivazione dei gelsi, ora non più fruttuosi, il paesaggio conserva numerose testimonianze.