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Le terraglie e la rosa di Nove

Sulle tracce della Serenissima nel Vicentino

La Manifattura Antonibon nel 1774 viene affidata a Giovanni Baccin fino al 1780, quando, grazie ai guadagni ottenuti, riuscì ad accaparrarsi il diritto di poter sfruttare la forza idraulica della roggia Isacchina per un proprio mulino, eliminando tra l’altro due concorrenti che erano attivi al confine tra Angarano e Nove e diventando il principale produttore dell’area.
Il mulino oggetto della contesa è ora il più antico “spaccasassi” d’Europa ancora funzionante, anche se non più attivo.

Il mulino pestasassi


Grazie agli ingenti capitali e alla sua intraprendenza il Baccin avviò delle produzioni sperimentali che gli permisero di introdurre almeno due importanti innovazioni: la terraglia e la rosa di Nove.
Con il termine “terraglia ad uso inglese” si intendeva un prodotto largamente diffuso in quanto economico, ma allo stesso tempo bianco e fine tanto da far concorrenza alle maioliche e alle porcellane. La storia narra che, se riuscì ad ottenere un impasto perfettamente simile a quello inglese, fu grazie all’aiuto di un certo Pietro Poatto, suo dipendente, che aveva appreso i segreti della nuova composizione nella manifattura del Lorenzi e che li aveva trafigati a vantaggio del Baccin.
E fu così che nel 1786 Giovanni Maria Baccin avviò la produzione della “terraglia ad uso inglese” godendo di un’altra esenzione che il Senato della Serenissima offriva a Nove.

Foto Palazzo Baccin fregio Sebellin foto Elena Agosti

Ma dobbiamo ricordare il Baccin anche per il merito di aver sperimentato una nuova finitura, chiamata la terza cottura o “piccolo fuoco”, che si realizzava a base temperature, dopo la cottura e la vetrificazione e che permise,sia sulla maiolica che sulla terraglia, di ottenere decorazioni con delicate tonalità tra le quali “il rosa-violaceo detto rosso porpora di Cassius”, il viola, i verdi, il rosso, che si ritrovano nei decori a gruppetti sparsi di rose “ad uso Marsiglia” o nelle roselline dette “tipo Nove”, presenti a mazzetti recisi su tazzine e piattini.

1999.40

Sarà proprio l’introduzione di questa produzione a basso costo, la terraglia, che permise ad alcune manifatture di sopravvivere durante i primi anni dell’Ottocento, mentre molte fornaci italiane di porcellana furono costrette a chiudere a causa della grave crisi politico-economica.