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Gli Antonibon e la maiolica

Sulle tracce della Serenissima nel Vicentino

Sono principalmente due i fattori che hanno favorito la nascita e lo sviluppo dell’arte della ceramica a Nove: da un lato la presenza nel sottosuolo di argilla plastica, saldame e caolino, dall’altro la possibilità di sfruttare il fiume Brenta sia per trasportare i prodotti finiti e il legname per i forni, sia per l’energia idraulica con cui venivano azionati i mulini utilizzati per miscelare gli impasti e macinare i ciottoli del fiume stesso. Ma fu nel XVII secolo che si affinò la lavorazione delle maioliche e si riuscì successivamente a produrre la porcellana e la terraglia. E questa storia prese avvio dal decreto del Senato della Repubblica di Venezia datato 3 giugno 1728 con il quale si prometteva “facilità et agevolezze” fiscali a chi fosse riuscito a “migliorare le Majoliche”, o a produrre delle porcellane, che si affinò la lavorazione delle maioliche e si riuscì successivamente a produrre la porcellana e la terraglia, creando le basi di uno sviluppo ceramico territoriale tuttora attivo.

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Le corti europee, così come le famiglie patrizie veneziane, si resero conto di spendere gran parte dei loro capitali per l’acquisto delle porcellane, che erano importate dall’oriente e dalla Cina in particolare, con costi tali da essere definite “l’oro bianco”, dal momento che valevano più dell’oro. Si cercò così di imitarle in varie parti d’Europa e anche in Veneto.
Fu nel 1732 che la Manifattura Antonibon ottenne il privilegio promesso dal Senato, ossia l’esenzione da tutti i dazi per vent’anni e il diritto di aprire un negozio a Venezia.

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Intanto i costumi cambiavano e l’ora del pasto divenne un momento ufficiale tanto che “l’arte di allestire la tavola” assunse un suo preciso ruolo, generando un forte incremento della produzione di ceramica ed argento. Questi mutamenti vennero codificati in veri e propri trattati su come apparecchiare la tavola e sul come comportarsi, secondo le norme del galateo, come quello edito da Monsignor Della Casa nel 1558. Questi manuali di “bon ton” favorirono persino la nascita di una grande varietà di oggetti dagli specifici ed innovativi utilizzi. La manifattura Antonibon diventerà la più importante fabbrica di maiolica della Serenissima: le sue maioliche venivano apprezzate per “la varietà dei lavori”, la “pulitezza” e per “l’adornamento di ben eseguite pitture”. Realizzavano a stampo tantissime forme complesse ma leggere, che andavano a comporre tavole delle corti più importanti dell’epoca: grandi centro tavola con alzate, rinfreschiere, zuppiere e tazze da brodo.

Nove_tipo Delf

E così da quel momento spopolano i servizi per la tavola impreziositi da straordinari decori reinventati dai pittori Novesi “alla maniera di Delft”, che rappresentava la moda europea della cineseria, come il piatto ovale dipinto in blu della prima metà del ‘700, in dialogo con gli ornati dei tessuti da tavola.