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Museo Archeologico dei Sette Comuni

Rotzo
Il Museo Archeologico dell’Altopiano dei Sette Comuni Vicentini raccoglie i reperti provenienti da scavi sistematici e ritrovamenti di vario genere avvenuti in tutto il territorio dell’Altopiano, che testimoniano una forte unità e continuità storico-culturale di questo particolare ambiente montano, che ha assistito ad una millenaria frequentazione da parte dell’uomo, sin dalla preistoria antica, per lo sfruttamento delle sue risorse ambientali: dalla selce alla selvaggina, dai pascoli adatti all’attività pastorale, al commercio di svariate tipologie di produzioni. Esemplificazione di questa realtà è il Bostel, un importante ed esteso villaggio abitato nel corso della seconda età del ferro (V-I sec. a.C.) affacciato sulla confluenza della Val d’Assa nella Val d’Astico, da cui si gode di un’ottima visuale e di una condizione privilegiata di controllo dei fondovalle, anticamente importanti vie di transito di uomini e merci, che collegavano i territori della pianura veneta con l’area alpina.
La visita
La visita del museo si articola secondo uno sviluppo cronologico delle collezioni e prende avvio nel suggestivo ambiente sotterraneo, evocativo dello scuro e riparato ambiente di vita preistorico. Al primo piano invece i ritrovamenti riferiti alla preistoria recente, con reperti locali provenienti sia da un piccolo abitato stagionale risalente all’età del bronzo (II millennio a. C.), la Longa Laita presso il comune di Rotzo, sia dal grande villaggio fortificato del Monte Corgnon di Lusiana Conco. Ma soprattutto le testimonianze provenienti dal vicino villaggio stanziale del Bostel di Rotzo, risalente alla seconda età del ferro (V - I secolo a. C.) ed ora in gran parte ricostruito e arricchito da strumenti multimediali, di realtà virtuale e immersiva.
La storia
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Il museo è realizzato in un vecchio edificio ristrutturato ad hoc, che accoglieva un tempo le scuole elementari della piccola frazione di Castelletto di Rotzo. Il restauro dell’edificio, proprietà del Comune di Rotzo, è stato eseguito grazie a contributi della Fondazione Cariverona, della Regione del Veneto, della Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni e del Comune di Rotzo. Dopo una fase di gestione affidata alla “Fondazione Culturale Museo Archeologico dell’Altopiano dei Sette Comuni”, ora il complesso è gestito da Nea Archeologia Coorperativa. Il museo archeologico nasce dalla volontà di riunire in un unico edificio i numerosissimi reperti rinvenuti in anni di ricerche sistematiche e ritrovamenti casuali avvenuti nel territorio dell’Altopiano dei Sette Comuni Vicentini; il fine principale è quello di dare omogeneità e visibilità a tali rinvenimenti, mettendoli a disposizione di quanti desiderino conoscere la lunga ed affascinante storia del popolamento dell’Altopiano. La posizione del museo stesso, inoltre, permette di creare un naturale “sistema territoriale” con il parco archeologico del Bostel, favorendo un’ideale esperienza conoscitiva, completa, che va dalla visita del sito archeologico dell’età del ferro, con i suoi scavi e le ricostruzioni archeosperimentali del villaggio, per giungere all’osservazione, all’interno del museo, dei reperti che dal villaggio stesso provengono.
La presenza nel sottosuolo del Bostel di un antico villaggio risalente alla seconda età del ferro (V-I sec. a.C.) è nota sin dalla fine del ‘700 quando, nel 1781, l’Abate Agostino Dal Pozzo, nativo di Castelletto di Rotzo, rinvenne le vestigia di questo villaggio nel corso di opere di bonifica agraria da lui predisposte su questi terreni, che erano di proprietà della famiglia, al fine di intraprendervi la coltura della patata. L’Abate diede notizia del ritrovamento nel suo famoso scritto, le “Memorie Istoriche dei Sette Comuni Vicentini”.Nel 1912, gli archeologi A. Alfonsi e G.B. Pellegrini, per conto della Regia Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, compirono alcune indagini sul sito, mettendo in luce la cosiddetta “sala del trono”, un ampio edificio rettangolare, probabile abitazione del capo villaggio o luogo pubblico di riunioni, a valenza civile e/o religiosa, costituito di un unico ambiente, con un grande masso centrale, posto intenzionalmente, a fungere forse da altare celebrativo.Gli scavi proseguirono nel 1969 quando l’archeologo G.B. Frescura scavò stratigraficamente, con procedure proprie della moderna pratica archeologica, la “casetta A”, edificio di forma quadrangolare, ad uso abitativo, che ha restituito innumerevoli manufatti di uso domestico e ha permesso di acquisire precisi dati circa l’edilizia abitativa di età del ferro in area alpina. Le indagini vengono svolte attualmente dall’Università di Padova, sin dal 1994, sotto la direzione scientifica del prof. A. De Guio e la supervisione della Soprintendenza Archeologica per il Veneto. Dapprima si sono svolte campagne volte all’individuazione delle aree ad alto potenziale archeologico, attraverso foto aeree, prospezioni geofisiche…, in seguito si sono individuate alcune zone di maggior interesse e su di esse si sono compiute campagne sistematiche di scavo archeologico. Questi ultimi scavi hanno messo in luce un brandello di antico muro difensivo e contenitivo del villaggio, in un terrazzo ai margini ovest del pianoro (area “E”) e due edifici molto ampi, adiacenti tra loro, l’uno con funzione abitativa e l’altro ad uso produttivo-artigianale, che presenta quattro forni per la cottura di oggetti ceramici (area “C”). Questi ritrovamenti hanno permesso di compiere grandi passi avanti nella conoscenza degli aspetti produttivi e commerciali del villaggio del Bostel, inquadrando l’abitato in un’intensa rete di traffici che mettevano in collegamento la pianura veneta col “mondo” retico alpino, attraverso i flussi economici che avvenivano principalmente lungo la Valle dell’Astico.

Giugno, luglio e agosto: sabato e domenica dalle 10.00  alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30

Da settembre a maggio aperto su prenotazione

In altre date le visite sono sempre possibili su richiesta

€ 8.00 a persona e comprende la visita guidata al Museo Archeologico dell’Altopiano dei 7 Comuni e al Sito Archeologico “Bostel” di Rotzo

La visita dura 2 ora circa.
La prenotazione è raccomandata.
Consigliamo di controllare le date di apertura del Museo sul sito www.bosteldirotzo.it o su Facebook prima di venire

Nea Archeologia soc. coop.
Tel. 349.8736451 (Riccardo) – 348.8267377 (Martino)
E-mail: info@bosteldirotzo.it

come raggiungerci
Servizi disponibiliWCGuardarobaBarAccesso disabili motori parzialeParcheggioRaggiungibile con mezzi pubbliciBookshopPercorsi per bambiniArea ristoroArea ristoro copertaArea giochi
Elemento in selce
Questo elemento in selce è una scheggia, che poteva essere utilizzata come un bulino, ossia un oggetto usato per forate legno, pelli, ecc, come un piccolo trapano. È stata ottenuta con la tecnica Levallois, tipica del Paleolitico medio. Il suo ritrovamento è avvenuto presso la Cava degli Orsi, a Roana, ed ora è conservata al Museo Archeologico Sette Comuni di Rotzo.
Falcetto in selce
Al confine tra i Comuni di Rotzo e Valdastico, presso il sito della Longalaita, sull’antica mulattiera che portava dalla valle all’altopiano, sono stati rinvenuti una serie di elementi in selce relativi ad un falcetto per mietere erbe e fienagione, databile alla fine dell’età del Bronzo. Ora questi resti sono esposti al Museo Archeologico dei Sette Comuni di Rotzo.
Chiave di tipo retico
La chiave di tipo retico è una chiave molto speciale che consente di aprire una porta dall’esterno grazie allo scorrimento del chiavistello. Era diffusa nell’arco alpino e le forme dei denti, così come delle impugnature, potevano variare di molto. La chiave era uno strumento utilizzato per chiudere/aprile lo spazio domestico e simboleggiava probabilmente la proprietà privata. Era di fatto uno status simbol e aveva certamente dei riscontri anche in ambito magico/rituale. Gli esemplari rinvenuti al Bostel sono databili tra il II-I secolo a C. e sono esposti al Museo Archeologico Sette Comuni di Rotzo.
Chiave di tipo retico con immanicatura in osso
Al Bostel di Rotzo si ha notizia del rinvenimento di almeno 5 chiavi in ferro, due delle quali sono conservate al MASC. Un esemplare è completamente in ferro e un altro presenta una immanicatura in osso. Sono state ritrovate rispettivamente al Bostel di Rotzo, la prima nella struttura denominata ‘casetta A’ durante gli scavi del 1969 e all’interno della struttura denominata C2 la seconda.
Dolio
Durante una delle numerose campagne di scavo sostenute dall’Università degli Studi di Padova nel 2008 è stato rinvenuto un dolio in terracotta contenente lamine e lingottini in Aes Rude databile tra il II-I secolo a C. Si tratta di un grande dolio in terracotta incassato nel terreno entro un vano accessorio della struttura di pertinenza domestica. Questo era probabilmente in origine un vaso destinato alla conservazione di granaglie all’interno del quale gli abitanti della casa avevano nascosto i lingotti/lamine metallici ancora grezzi, aes rude per l’appunto, che avevano probabilmente la funzione di monete di scambio. Il dolio è stato ritrovato nella località Bostel di Rotzo all’interno della struttura denominata C2 ed ora è esposto al Museo Archeologico Sette Comuni di Rotzo.
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Scuola primaria, Scuola secondaria 1, Scuola secondaria 2 Con le mani nella storia Museo Archeologico dei Sette Comuni
 
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