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Le cartiere di Oliero

Sulle tracce della Serenissima nel Vicentino

Le cartiere sorgevano tutte lungo i corsi d’acqua, poiché la loro produttività era legata alla regolarità della portata e alla qualità delle loro acque. Quelle che interessarono i Remondini erano lungo il corso della Rea a Campese, del Fium a Vas e dell’Oliero presso Valstagna.
Lungo la riva destra del fiume Oliero, dove precedentemente sorgeva una segheria, agli inizi del ‘700 troviamo una cartiera e un filatoio dalla famiglia veneziana dei Tiepolo.

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Nel 1735 Giuseppe Remondini prese in affitto la cartiera per aumentare l’approvvigionamento di materia prima necessaria alla sua stamperia e nel 1766 la acquistò provvedendo così anche all’ammodernamento dei macchinari, sostituendo i vecchi magli con i cilindri olandesi. Questa decisione, che inizialmente rappresentò un grossissimo investimento, si rivelò strategica perché portò ad un maggior rendimento, grazie alla velocità nella triturazione degli stracci da cui si ricavava la carta, dato che in sole 8 ore si otteneva quanto prima ne richiedevano 24 e migliorando allo stesso tempo la qualità dell’impasto ottenuto, molto meno fragile rispetto al precedente.

Grotte di Oliero_ingresso

Nel 1861 la cartiera venne acquistata dai signori Randi di Padova, ma oggi purtroppo di questo edificio vi possiamo solamente raccontare la storia, in quanto non è più visitabile essendo andato distrutto nel corso degli anni.
Sulla riva opposta del fiume Oliero però si trovava un’altra cartiera fondata da Lorenzo Cappello nel 1691, che nel 1738 fu presa in affitto dai Remondini, come quella Tiepolo. Anche in questo caso all’affitto seguì l’acquisto e il rimodernamento con macchinari più efficienti, che richiesero l’impiego di manodopera specializzata trovata assumendo tecnici tedeschi.
Dopo i Remondini, nel 1767 la proprietà passò alla famiglia Parolini, a cui si deve tutt’oggi il nome dell’edificio. Purtroppo il 19 marzo del 1878 ci fu un terrificante incendio, che distrusse anche l’adiacente villa Parolini-Agostinelli; subito dopo, in soli tre mesi, il complesso venne completamente ricostruito, rinnovato e dotato di nuovi macchinari.

Imbocco Covol dei Veci e Covol dei Siori

La famiglia Parolini possedeva tutta l’area bagnata dal corso dell’Oliero, e quindi il giovane Alberto Parolini ebbe modo di compiervi delle escursioni. Per la copiosità e la costanza dell’acqua che usciva dalla montagna e per la presenza già nota di un paio di grotte, egli ipotizzò una rete idrica sotterranea ricca di altre cavità. Fece alcuni lavori per allargare alcune crepe nella roccia e nel 1822 potè attraversare per primo il laghetto interno del Covol dei Siori. È il Parolini a dare alle Grotte di Oliero i nomi tutt’oggi usati: grotta Parolini al Covol dei Siori, grotta Cecilia di Baone al Covol dei Veci e covol degli assassini, in ricordo della leggenda, e poi grotta delle sorelle in onore delle due figlie: Elisa, colta e studiosissima, moglie dell’alpinista John Ball, ed Antonietta, moglie al nobile Paolo Agostinelli, gelosa custode delle grotte di Oliero e continuatrice delle opere del padre.

Cartolina dintorini Bassano con laghetto Oliero 1913_Cartiera

Oggi l’ex opificio sulla sinistra dell’Oliero, suddiviso in tre piani, caratterizzato dalle grandi finestre del piano superiore, ospita il Museo delle Cartiere, il Museo di Speleologia e Carsismo ‘Alberto Parolini, oltre ed essere l’accesso per la visita guidata in barca delle famose Grotte di Oliero.