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I Remondini e le loro cartiere

Sulle tracce della Serenissima nel Vicentino

Siamo a Bassano verso la metà del ‘600 quando i Remondini si trasferirono qui da Padova, e dove Giovanni Antonio Remondini, poco più che ventenne, prese casa nella piazza principale di Bassano1, ora piazza Libertà, centro commerciale della città e da dove parte la via Portici lunghi cha porta direttamente al porto fluviale sulla Brenta. La loro attività principale era il commercio di lane. Presto aggiunse alle sue merci anche le xilografie di santi e soggetti popolari, che i contadini acquistavano a protezione delle loro case, delle stalle e delle cantine.
Vedendo una possibilità di guadagno, i Remondini acquistarono dal Crivellari un torchio xilografico e le matrici lignee con intagliate le immagini agiografiche e fu così che nel 1657 sorse quella che in seguito divenne una delle più importanti officine tipografiche d’Europa.
A questi soggetti aggiunsero poi quelli ludici, come il giro dell’oca o i soldatini di carta, e libretti di storie per soddisfare i gusti della loro clientela popolare.

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Iniziarono a produrre anche carta da parati e piccole stampe da incollare sui mobili, per ottenere l’effetto delle tipiche decorazioni settecentesche veneziane e nel 1738 ottennero da Venezia il privilegio esclusivo di libera commercializzazione esente da dazi, delle proprie stampe religiose su tutto il territorio della Repubblica.
Grazie alle relazioni che Giovanni Antonio intrecciò con i venditori ambulanti delle vallate del Tesino e gli sloveni veneti di Cividale del Friuli, prese avvio lo smercio delle stampe in tutta Europa e successivamente fino nelle Americhe.
Nel 1711, alla morte del fondatore, dopo innumerevoli controversie sull’eredità il figlio Giuseppe prese in carico l’attività tipografica e diede un ulteriore sviluppo acquistando e prendendo in affitto diverse cartiere: nel 1735 venne affittata la grande cartiera Tiepolo (acquistata nel 1776) e nel 1738 quella di Lorenzo Cappello, ambedue ad Oliero e nel 1739 fu affittata la cartiera Aronzio a Campese. Anche la cartiera situata a Cogollo presso Arsiero fu affittata al Remondini che vi rinunciò nel 1746. Un’altra cartiera era situata a Vas, nel trevigiano. Tra il 1735 e il 1739 Giuseppe Remondini entrò in possesso delle due cartiere di Oliero e di quella di Vas, che da allora funzionarono esclusivamente per rifornire la carta alla sua stamperia bassanese, dove nel frattempo aveva istituito una scuola di intaglio e incisione all’interno della stamperia.

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La ditta restò fiorente fino all’epoca napoleonica: all’inizio dell’Ottocento la stamperia dei Remondini contava 18 torchi per impressioni tipografiche e xilografiche, 24 per incisioni in rame, attrezzature per la stampa di carte speciali e le carte da parati, 4 cartiere e una fonderia per i caratteri in piombo, che davano lavoro ad oltre 1.000 operai in una città che non raggiungeva gli 8000 abitanti. Nel 1840 la produzione era ancora notevole, ma già si accumulava l’invenduto. Nel 1848 cominciò il tracollo e nel 1861 l’azienda chiuse i battenti dopo quasi due secoli di attività.